venerdì 18 marzo 2016

Dove vanno a finire i calzini #14

DOVE VANNO A FINIRE I CALZINI



RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI


Pinco e Pixi sono due calzini. Trascorrono le loro giornate su uno scaffale girevole in un negozio di abbigliamento. Dialogano tra loro attraverso il filo di plastica che li unisce. Un giorno la porta del negozio si apre e lo scaffale inizia a girare. Una grande mano afferra i due calzini e li mette in un cestinetto con una gonna viola e una collana di perle. Tutti si mettono a urlare spaventati. Sul nastro trasportatore, Pinco cerca di scappare saltellando giù. Ad un certo punto però la grande mano lo afferra, accidentalmente rompe l'etichetta che lo teneva legato a Pixi e Pinco si ritrova da solo per terra. Pixi viene messa in una borsa e portata via. Pinco si ritrova solo. Ad un certo punto da un buco nel muro sbuca un coccodrillo. Pinco si spaventa, ma poi guardandolo bene si accorge che non era un vero coccodrillo, ma un calzino a forma di coccodrillo. Il nuovo arrivato si presenta: si chiama Drillo e non sembra molto pericoloso. Drillo mette in guardia Pinco del pericolo che stanno correndo: gli Acarix potrebbero catturarli e a quel punto sarebbe la fine; devono assolutamente nascondersi. L'unica soluzione per ritrovare Pixi è scalare le montagne degli scaffali e andare a parlare con il saggio Maglius. I due intraprendono l'impresa e si ritrovano davanti al saggio. Maglius parla nella mente di Pinco il quale visualizza la soluzione e si accinge a metterla in atto. Devono raggiungere il retrobottega e passare sotto al letto. Drillo, titubante, decide di seguirlo lungo il sentiero. Il mondo sotto al letto è oscuro e terrificante. Ad un certo punto Pinco vede una portocina e spiega a Drillo verso quale direzione devono andare.

EPISODIO 14 -BAFFY-




«Drillo, dobbiamo correre in quella direzione. Là in fondo c’è una porticina. Si vede la luce oltre il buco della serratura.»

Il mio amico mi fece un cenno con la testa e mi prese per mano. Iniziammo a correre, cercando di arrivare a quella piccola porta il più velocemente possibile. Il nostro movimento generò un mulinello d’aria e tutta la polvere nell’angolo si spostò all’improvviso e iniziò ad inseguirci.

Spingemmo il battente della porta appena in tempo e capitolammo fuori da quel mondo terribile. Ci ritrovammo su un terreno umidiccio, l’aria era rarefatta e il passaggio era ostruito da abiti che crescevano in ogni direzione, alla ricerca della luce della lampada. Mi girai verso Drillo e lo vidi che boccheggiava e che, con uno sguardo disperato, mi indicava il pavimento. Abbassai lo sguardo e vidi un essere marroncino avvinghiato alla sua coda, i suoi occhi erano stretti come fessure e il suo corpo era formato da tantissimi fili intrecciati l’uno all’altro. Mi resi conto che anche lui era spaventato e mi avvicinai, abbassandomi fino alla sua altezza:

«Ehi, cucciolino, chi sei? Non ti faremo del male.»

Alle mie parole Drillo si riscosse e mi lanciò uno sguardo di fuoco:

«Cucciolino? Cucciolino, chi sei? Non ti faremo del male!» disse gridando «Vuoi togliermi quella cosa schifosa dalla gamba o no? Da che parte stai, calzino?»

«Ma non hai visto che è solo un cucciolo? È tenero, piccolo e spaventato. Non credo che voglia farti del male.»

«È uno degli Acarix, lo vuoi capire? Mi mangerà la coda se non me lo togli» disse piagnucolando.

Io avvicinai la mano al piccolo esserino aggrovigliato e lo appoggiai delicatamente a terra. I suoi occhi divennero più grandi e luminosi. Ci osservammo in silenzio per alcuni istanti. Il mio animo si rasserenò e il mio istinto mi disse che non era pericoloso. Ad un certo punto, vidi Drillo muoversi di scatto e afferrare con una zampa una gruccia di metallo.

«Ti prenderò, brutto essere polveroso!» urlò a gran voce.

Il piccolo scappò via come un fulmine e si nascose dietro un cespuglio di lana.

«Ma cosa fai? Ma ti sei bevuto il cervello? Posa quella gruccia e smettila di fare il fifone. Non vedi che è piccolo e che non ci farà alcun male?»

Drillo abbassò la gruccia e mi voltò le spalle arrabbiato, continuando a borbottare tra sé e sé.

Io mi avvicinai con cautela al cespuglio e cercai un varco tra i fili di lana; ad un certo punto lo scorsi:

«Come ti chiami piccolino?»

Il cucciolo mi squadrò per qualche istante in silenzio e poi con un filo di voce mi disse:

«Mi chiamo Baffy e sono un batuffolo di polvere.»




Gli sorrisi e lui iniziò ad avvicinarsi fiducioso. Lo presi in braccio e lui si accoccolò sul mio petto; io gli accarezzai la testa cercando di rassicurarlo. Dopo pochi istanti si addormentò.

2 commenti:

  1. Posso dirlo? Drillo mi sta un po' sulle ovaie. Chissà che tipo di pannolino si usa per i cuccioli di Acarix...

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  2. E' un fifone permaloso. Che vuoi farci! :-)

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