BISSY IL SERPENTE DISPETTOSO
C’era un volta un serpente di nome Bissy che si aggirava per i sentieri di campagna alla ricerca di uova di quaglia, il suo cibo preferito. Un giorno si allontanò dal suo rifugio talmente tanto da non riuscire più a trovare la strada del ritorno.
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Facendosi coraggio si inoltrò nel tombino. Si ritrovò in un mondo strano e cupo. Tubature di tutte le dimensioni si rincorrevano e sembravano dei grandi serpenti aggrovigliati. La luce era soffusa e Bissy strisciò nelle fognature fino a quando non trovò un'apertura che dava sull’esterno. Strisciò verso la luce e si ritrovò finalmente all’aria aperta.
Si guardò intorno e si rese conto di essere entrato nello zoo. Era uno zoo particolare perché gli animali non vivevano dentro le gabbie ma ogni ambiente era stato ricostruito come se fosse quello naturale. C’era però un solo animale per specie e tutti erano alla ricerca di amici che potessero comprenderli davvero. Ogni colore era intenso e i suoni e i richiami degli animali si mischiavano rendendo tutto molto confuso e vivace. Bissy iniziò a perlustrare la zona alla ricerca del suo naso.
Ad un certo punto si imbattè in un grosso elefante e iniziò ad osservare la sua proboscide da lontano.
“Se non poteva avere di nuovo il suo naso poteva rubarlo a qualcuno” pensò tra sé e sé e un grande sentimento di gelosia e di invidia lo invase.
Si avvicinò e pensò a come poteva fare per rubargli la proboscide.
«Ciao elefante! Che bella proboscide che hai! Me la fai provare?»
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«Me la ridai però vero? La proboscide è molto importante per me perché mi aiuta a farmi la doccia e, grazie ad essa, riesco a mangiare le noccioline che mi piacciono tanto. »
«Stai tranquillo elefante, te la darò di certo!», disse il serpente Bissy prendendosi gioco dell’elefante.
Non appena Bissy ebbe in mano la proboscide strisciò lontano, scappando via. L’elefante iniziò ad urlare e ad infuriarsi ma era troppo pesante per rincorrere il serpente e presto lo perse di vista.
Bissy giunto in una radura si guardò intorno e quando appurò che l’elefante non lo inseguiva più tirò un sospiro di sollievo. Provò ad indossare la proboscide al posto del suo naso, ma era troppo lunga e non era assolutamente della sua misura. Decise di usarla come sciarpa e se la legò al collo. Magari poteva aiutarlo a sentirsi un po’ più completo.
Striscia striscia arrivò dentro una foresta di selci; vicino a un albero c’era un bellissimo tucano. Non appena lo vide si innamorò del suo becco e decise che quello sarebbe diventato il suo naso.
«Ciao! Ma che bel becco che hai! Posso provarlo?»
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Bissy, non appena ebbe il becco del tucano in mano, strisciò via veloce. Sentì le urla del tucano farsi sempre più acute ma non si fermò e continuò a strisciare verso un posto sicuro.
Quando capì di non essere più inseguito, provò ad indossare il becco al posto del suo naso ma neanche questo era della sua misura. Decise di usare il becco come cappello e se lo mise in testa. Forse con la sciarpa e il cappello si sarebbe sentito meno incompleto e la tristezza sarebbe volata via.
Striscia striscia arrivò in un campo. Si guardò intorno e vide che sotto una quercia c’era un cavallo. Aveva un muso lungo e curvilineo. Subito Bissy lo desiderò con tutte le sue forze.
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Il serpente rubò il muso del cavallo e scappò via veloce. Il cavallo non si accorse neanche della direzione che aveva preso il serpente e si accasciò a terra disperato. Il serpente sentì il cavallo piangere da lontano ma non se ne preoccupò. Finalmente aveva il suo naso. Provò ad indossare il muso del cavallo al posto del suo naso ma anche questo non era della sua misura. Decise allora di usare il muso del cavallo come una borsa. Forse con il cappello, la sciarpa e una borsa si sarebbe sentito meno incompleto.
Striscia striscia arrivò in un campo di papaveri tutti rossi. Nascosta tra i papaveri c’era una piccola volpe. Aveva un orecchio piccolino che sarebbe stato perfetto come naso.
Bissy come sempre chiese alla volpe di imprestargli il suo orecchio e lei lo guardò curiosa. A differenza degli altri animali non si lasciò condizionare dai modi gentili del serpente e gli disse:
«Tu hai già rubato una proboscide, un becco e un muso di un cavallo, a cosa ti serve anche il mio orecchio? Non te lo impresterò. Non mi fido.»
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Bissy si ritrovò senza niente e iniziò a piangere sconvolto. Adesso era ancora più incompleto.
Intenerita si avvicinò la volpe che cercò di tirarlo su di morale:
«Devi capire, mio caro serpente, che per essere felice non devi accumulare cose, ma devi guardarti dentro e scoprire le tue capacità.»
«Sono un serpente senza naso, sarò sempre incompleto.»
«Ma sei sicuro che il fatto di non avere un naso ti impedisca di essere felice? Sono sicura, per esempio, che non appena il tuo naso è rotolato via gli altri tuoi sensi si sono intensificati. Prova a guardare i colori. Non li vedi più accesi? »
Bissy si asciugò gli occhi e provò a guardarsi intorno. La volpe aveva ragione! Tutto intorno a sé era più intenso e bello!
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Bissy rincuorato tornò a casa, sentendosi più ricco di quando era partito, sentendosi diverso.
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