SENTIERI D'ACQUA
Quando
ero piccola, la prima cosa che facevo appena sveglia era appiccicare il naso
alla finestra per vedere se pioveva. Amavo la pioggia e l’attendevo sempre con
entusiasmo. Mi piaceva osservare le gocce che scivolavano sul vetro facendosi strada le une con le altre. Con il mio ditino seguivo il loro percorso tracciando sul vetro sentieri immaginari. I colori si mischiavano e sembrava che il mondo fosse stato dipinto con pennellate sfumate.
Amavo il rumore delle macchine che entravano con le ruote nelle pozzanghere e alzavano cascate d’acqua ai margini delle portiere. Annusavo l’aria fresca e mi riempivo i polmoni del profumo di terra bagnata. La città mi sembrava diversa, più vera e meno esigente.
«Mamma!
Mamma! Posso mettere gli stivaletti oggi?» chiedevo saltellando per la casa. Bastava
un piccolo cenno e io mi catapultavo nel ripostiglio per prendere tutto ciò
che mi occorreva.
I
miei stivaletti da pioggia erano rossi, come anche l’ombrello e la mantellina.
Mi vestivo velocissima e in un attimo ero pronta per uscire. Avevo il permesso
di entrare nelle pozzanghere e di saltare nell’acqua e per me non c’era gioia
più grande. Camminavo con gli occhi puntati a terra e seguivo i rigagnoli che
disegnavano i marciapiedi; immaginavo di essere in una foresta tropicale e mi
sentivo un’esploratrice di mondi nuovi,
tutti da scoprire.
Amavo la pioggia e ogni volta era una festa e mi veniva voglia di ballare, incurante del fatto che potessi bagnarmi.
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