mercoledì 3 febbraio 2016

Il gufo Lucio

IL GUFO LUCIO



C’era una volta un gufo che viveva nel bosco dei sussurri. Questo gufo si chiamava Lucio. Lucio era un giovane rapace e come tutti i suoi simili dormiva di giorno ed era sveglio di notte. C’era solo un piccolo problema: aveva paura del buio.
Tutte le volte che il buio avvolgeva gli alberi del bosco lui si svegliava e iniziava a tremare per la paura: i rami iniziavano a scricchiolare, le chiome degli alberi sussurravano tra loro e tutto il bosco si tingeva di ombre tetre che facevano tremare il povero gufetto. Il buio assomigliava a un mostro terribile che inghiottiva tutto quello che incontrava. Lucio, immaginandosi questo mostro, tremava di paura e non riusciva più a muoversi. Il gufetto terrorizzato rimaneva tutta la notte rintanato nel suo nido e, anche se avrebbe voluto volare libero nel cielo, aveva troppa paura per spiccare il volo.
Un giorno, all’improvviso, come un proiettile, atterrò Carletto, un pipistrello pasticcione e si scaraventò con una tale forza sul ramo che quasi fece cadere Lucio dall’albero. Carletto si rassettò le piume e poi, volgendosi verso il gufetto, gli sorrise:
«Scusa! Sto imparando a fare delle acrobazie in volo, ma non ho ancora imparato bene ad atterrare. Spero di non averti spaventato!»
Lucio, ancora sconvolto, lo guardò allibito.
«Ciao, io sono Carletto! Tu come ti chiami?»
«Lucio», disse il gufetto un po’ scontroso.
«Vuoi venire a volare con me?» gli chiese Carletto.
«No, veramente io, non posso.»
«Ma figurati se non puoi!» gli disse Carletto e, prima che Lucio si rendesse conto delle intenzioni del pipistrello, gli diede una bella spinta facendolo cadere giù dal ramo.
«Aiuto!» gridò a gran voce Lucio mentre cadeva giù.
Lucio iniziò a battere le ali fragorosamente e iniziò a prendere quota, lasciandosi inghiottire dal buio che lo circondava.
Il suo cuore batteva all’impazzata e il gufetto cercava di far di tutto per ritornare al suo nido il prima possibile. Solo che, preso dalla frenesia, perse completamente l’orientamento e si ritrovò in un’altra parte del bosco.
Iniziò a guardarsi intorno e si accorse che piano piano i suoi occhi si abituavano al buio. L’oscurità intorno a lui iniziò a dissolversi e Lucio incominciò a guardarsi intorno con curiosità. Si dimenticò della sua paura e iniziò ad osservare con attenzione il bosco che lo circondava. Poteva vedere le foglie che danzavano sui rami accarezzate dal vento, gli scoiattoli che dormivano nelle loro tane, le formiche indaffarate intorno al formicaio, il tasso che dormiva avvolto dalle foglie. Una brezza leggera gli accarezzava le piume e il bosco profumava di larice e di terra bagnata. Si lasciò avvolgere da tutte queste sensazioni e si dimenticò delle sue paure.
Nel silenzio della notte Lucio si accorse che la sua paura del buio non esisteva più. Il buio non era un mostro orrendo che inghiottiva tutto, ma era soltanto un mantello che avvolgeva il mondo con dolcezza e rendeva il bosco più silenzioso e raccolto.
Lucio spiccò il volo e, sfruttando le correnti ascensionali, si lasciò portare in alto nel cielo e si sentì libero e felice come mai prima d’ora.
Il gufetto da quel momento iniziò ad amare il buio e imparò a convivere con le sue paure senza però lasciarsi condizionare da esse. Aveva imparato che il mondo era lì anche per lui e doveva solo trovare il coraggio di tuffarsi dentro per poter vivere davvero.
Lucio nel suo cuore ringraziò il pipistrello pasticcione che l’aveva fatto cadere giù dal ramo.  A volte per trovare il coraggio di vivere davvero abbiamo bisogno di una piccola spinta e Carletto con lui aveva fatto proprio questo.



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