IL
GUFO LUCIO
C’era una volta
un gufo che viveva nel bosco dei sussurri. Questo gufo si chiamava Lucio. Lucio
era un giovane rapace e come tutti i suoi simili dormiva di giorno ed era
sveglio di notte. C’era solo un piccolo problema: aveva paura del buio.
Tutte le volte
che il buio avvolgeva gli alberi del bosco lui si svegliava e iniziava a
tremare per la paura: i rami iniziavano a scricchiolare, le chiome degli alberi
sussurravano tra loro e tutto il bosco si tingeva di ombre tetre che facevano
tremare il povero gufetto. Il buio assomigliava a un mostro terribile che
inghiottiva tutto quello che incontrava. Lucio, immaginandosi questo mostro,
tremava di paura e non riusciva più a muoversi. Il gufetto terrorizzato
rimaneva tutta la notte rintanato nel suo nido e, anche se avrebbe voluto
volare libero nel cielo, aveva troppa paura per spiccare il volo.
Un giorno,
all’improvviso, come un proiettile, atterrò Carletto, un pipistrello
pasticcione e si scaraventò con una tale forza sul ramo che quasi fece cadere Lucio
dall’albero. Carletto si rassettò le piume e poi, volgendosi verso il gufetto,
gli sorrise:
«Scusa! Sto
imparando a fare delle acrobazie in volo, ma non ho ancora imparato bene ad
atterrare. Spero di non averti spaventato!»
Lucio, ancora
sconvolto, lo guardò allibito.
«Ciao, io sono
Carletto! Tu come ti chiami?»
«Lucio», disse
il gufetto un po’ scontroso.
«Vuoi venire a
volare con me?» gli chiese Carletto.
«No, veramente
io, non posso.»
«Ma figurati se
non puoi!» gli disse Carletto e, prima che Lucio si rendesse conto delle
intenzioni del pipistrello, gli diede una bella spinta facendolo cadere giù dal
ramo.
«Aiuto!» gridò
a gran voce Lucio mentre cadeva giù.
Lucio iniziò a
battere le ali fragorosamente e iniziò a prendere quota, lasciandosi
inghiottire dal buio che lo circondava.
Il suo cuore
batteva all’impazzata e il gufetto cercava di far di tutto per ritornare al suo
nido il prima possibile. Solo che, preso dalla frenesia, perse completamente
l’orientamento e si ritrovò in un’altra parte del bosco.
Iniziò a guardarsi
intorno e si accorse che piano piano i suoi occhi si abituavano al buio.
L’oscurità intorno a lui iniziò a dissolversi e Lucio incominciò a guardarsi
intorno con curiosità. Si dimenticò della sua paura e iniziò ad osservare con
attenzione il bosco che lo circondava. Poteva vedere le foglie che danzavano
sui rami accarezzate dal vento, gli scoiattoli che dormivano nelle loro tane,
le formiche indaffarate intorno al formicaio, il tasso che dormiva avvolto
dalle foglie. Una brezza leggera gli accarezzava le piume e il bosco profumava
di larice e di terra bagnata. Si lasciò avvolgere da tutte queste sensazioni e
si dimenticò delle sue paure.
Nel silenzio
della notte Lucio si accorse che la sua paura del buio non esisteva più. Il
buio non era un mostro orrendo che inghiottiva tutto, ma era soltanto un
mantello che avvolgeva il mondo con dolcezza e rendeva il bosco più silenzioso
e raccolto.
Lucio spiccò il
volo e, sfruttando le correnti ascensionali, si lasciò portare in alto nel cielo
e si sentì libero e felice come mai prima d’ora.
Il gufetto da
quel momento iniziò ad amare il buio e imparò a convivere con le sue paure
senza però lasciarsi condizionare da esse. Aveva imparato che il mondo era lì
anche per lui e doveva solo trovare il coraggio di tuffarsi dentro per poter
vivere davvero.
Lucio nel suo
cuore ringraziò il pipistrello pasticcione che l’aveva fatto cadere giù dal
ramo. A volte per trovare il coraggio di
vivere davvero abbiamo bisogno di una piccola spinta e Carletto con lui aveva
fatto proprio questo.
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