venerdì 19 febbraio 2016

Dove vanno a finire i calzini #10

DOVE VANNO A FINIRE I CALZINI #10


RIASSUNTO PUNTATE PRECEDENTI

Pinco e Pixi sono due calzini. Trascorrono le loro giornate su uno scaffale girevole in un negozio di abbigliamento. Dialogano tra loro attraverso il filo di plastica che li unisce. Un giorno la porta del negozio si apre e lo scaffale inizia a girare. Una grande mano afferra i due calzini, accidentalmente rompe l'etichetta che li teneva legati. Pixi viene messa in una borsa e portata via. Si ritrova in una nuova casa, con altre calze una diversa dalle altre. All'improvviso Pixi viene catturata da una grande mano, indossata nel piede destro, la musica parte e la danza ha inizio. Pixi viene travolta da queste nuove sensazioni, inizia a sentirsi leggera e ad un certo punto si lascia andare, lasciandosi travolgere dal ritmo delle note. La sua vita viene scandita dalle sessioni di ballo e dai lavaggi.

EPISODIO 10 
IN LAVATRICE


Ciò a cui proprio non riuscivo ad abituarmi era la lavatrice. Venivo buttata nella mischia e i confini personali non solo non venivano rispettati, proprio non esistevano più. Mi ritrovavo pressata e faticavo a respirare e nella mia mente entravano i pensieri degli altri, come gocce di pioggia che scavavano solchi nella dura roccia. Come una spugna, iniziavo ad assorbire tutte le loro ansie e mi sentivo svuotata da ogni senso di appartenenza.
All’improvviso si sentiva un fruscio assordante e l’acqua invadeva l’oblò e il mondo iniziava a girare, mettendo tutto sottosopra. La schiuma e l’acqua mi entravano dentro, riempiendomi il naso e la bocca e facendomi venire voglia di vomitare. Il momento peggiore era quello della centrifuga: senza preavviso la velocità aumentava e io mi appiccicavo alle pareti dell’oblò senza più riuscire a muovere neanche più un muscolo. A questo punto svenivo e mi ritrovavo appesa a testa in giù, fredda e in lacrime.


Sullo stendino le calze più anziane iniziavano a narrare storie strane e la loro voce mi perforava, facendomi immaginare scenari da incubo:
«Lo sai che alcune calze non sono più tornate dal lavaggio? Se uno ha la disgrazia di finire nel filtro è finita, viene triturata e non fa più ritorno.»
«Dicono che il filtro sia un buco nero, così profondo da non riuscire più a ritrovare la strada del ritorno.»
«E al fondo ha dei denti aguzzi che lacerano in profondità le fibre.»
Come aghi aguzzi, mi sentivo perforare dalle parole di queste vecchiette. Mi ritrovavo a tremare e mi sentivo molto sola.

Conobbi Jack in uno di questi momenti terribili. Le vecchiette continuavano a blaterare le loro leggende e io cercavo di tapparmi le orecchie per non sentire le loro storie di morte. Ad un certo punto mi sentii sfiorare da un tocco leggero:
«Non dare ascolto a quello che dicono. Dicono queste cose solo per spaventarti.»
Osservai quel calzetto grigio e incrociai i suoi occhi azzurri, limpidi e luminosi.
«Il filtro non è altro che una strada. Se uno si stufa della vita che fa scappa da lì e si ritrova in un altro mondo.»
Rimasi senza fiato da quella rivelazione e nella mia mente mi chiesi se le sue parole dicevano il vero. Non ebbi il tempo di scoprirlo che una nuova sessione di ballo iniziò e io mi lasciai travolgere dalla musica, evitando di pensare.


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