SPUK LO SPAVENTAPASSERI
Simone abitava con il suo papà e la sua mamma in una cascina piena di animali. C’erano i cavalli, le pecore, le mucche e le galline. Simone aiutava molto il suo papà e sovente lo accompagnava nei campi. Una mattina il papà di Simone disse al suo piccolino che voleva costruire uno spaventapasseri.
«I corvi mi mangiano tutto il grano. Voglio mettere uno spaventapasseri proprio in centro al campo così nessun uccellino oserà più avvicinarsi. Mi aiuti?»
Simone acconsentì felice e corse con il suo papà nel magazzino. Ci volle tutta una mattina per costruirlo. Anche la mamma di Simone aiutò in quell’occasione: prima di tutto cercò un bel cappello di paglia, una camicia a quadrettoni e un bel foulard rosso. Prese poi del filo nero e gli cucì gli occhi, il naso e la bocca. Quando era pronto il papà di Simone lo portò nel campo. Simone gli girò un po’ intorno, lo osservò e poi disse:
«Lo voglio chiamare Spuk» e così fece.
Dovete sapere bimbi, che non tutti gli spaventapasseri hanno un nome. Di solito si chiamano spaventapasseri e basta, anche perché non vanno in giro per il villaggio a presentarsi: “Buongiorno, sono il signor spaventapasseri, lei chi è”. Di solito stanno tutto il tempo da soli nel campo e non hanno bisogno di un nome perché nessuno si ferma a parlare con loro.
Spuk quindi si sentì subito uno spaventapasseri speciale. Tutti i suoi amici erano senza nome e non sapevano né camminare, né correre. Lui un nome ce l’aveva e forse poteva provare anche a camminare. Ci mise un po’ per capire come fare a scendere dal bastone che lo teneva sollevato ma prova e riprova ci riuscì. Da quel giorno iniziò a esplorare di nascosto la campagna.
Però, dato che era uno spaventapasseri con un nome che sapeva anche camminare, decise di essere anche furbo. Correva a perdifiato solo da mezzogiorno alle due e poi si fermava immobile e ritornava uno spaventapasseri come tutti gli altri. Si era talmente convinto di questa regola, che allo scoccare dell’ora le sue gambe si fermavano e nessuno riusciva più a convincerle a muoversi. Rendendosi conto di ciò, lo spaventapasseri cercava di non allontanarsi troppo dal campo di grano, in modo da avere il tempo di fermarsi immobile nel posto che era stato a lui assegnato.
La cosa che gli piaceva di più era coricarsi tra le spighe di grano e lasciarsi accarezzare dal vento e osservare le nuvole del cielo che si rincorrevano felici.
Dovete sapere bimbi che Spuk, come tutti gli spaventapasseri, non vedeva a colori ma solo in bianco e nero. Ma lui era abituato così e la cosa non gli dispiaceva.
Si trovava proprio coricato tra le spighe di grano quando un bel giorno accadde un fatto molto strano.
Infatti arrivò vicino a lui Fido, un cagnolino. Quel giorno stava trotterellando nel campo di grano e a volte si spaventava perché se si girava di lato e vedeva una coda che lo seguiva, la sua. Non era ancora riuscito a capire che cosa volesse da lui quella coda che lo seguiva in continuazione. Concentrato sulla sua coda non vide Spuk coricato tra le spighe e si inciampò.
Spuk iniziò a urlare spaventato e Fido iniziò a ringhiare. Spuk cercò di alzarsi il più velocemente possibile, Fido gli saltò addosso e cercò di morderlo. Un’ unghia del cane si impigliò nel filo che pendeva da un occhio di Spuk e quando lo spaventapasseri iniziò a correre spaventato, il filo che gli teneva chiusi gli occhi iniziò a scucirsi. Non appena la luce entrò negli occhi dello spaventapasseri, lui sentì un grande bruciore e iniziò ad urlare disperato. Si nascose dietro ad un roccia e iniziò a piangere.
Il sole sentì la sua tristezza fin su nel cielo e si rese conto che doveva fare qualcosa per aiutare il piccolo spaventapasseri. Chiamò vicino a sé una nuvola, e poi un’altra e un’altra ancora. Le nuvole coprirono a poco a poco la luce del sole e gli occhi di Spuk iniziarono a bruciare molto meno. Dal cielo iniziarono a scendere delle piccole gocce di pioggia che accarezzarono con delicatezza il viso dello spaventapasseri. Lo spaventapasseri aprì gli occhi e non sentì più nessun bruciore.
Spuk sorrise, alzò gli occhi al cielo e vide un bellissimo arcobaleno tutto colorato. Di fronte a tutta quella meraviglia rimase senza parole.
In quell’istante Fido si avvicinò a lui e lo leccò con dolcezza, come se volesse chiedergli scusa.
Spuk si alzò, sorrise e disse:
«Prova a prendermi se ci riesci! » e iniziò a correre ridendo per il campo.
Quella fu l’inizio di una grande amicizia.
Spuk non si preoccupò più di tornare nella sua postazione allo scoccare delle due in punto. Correva con Fido fino all’ultimo minuto. Da quel giorno Simone e il suo papà ritrovarono Spuk sempre in una posizione diversa del campo e non riuscirono mai a capire perché ciò avvenisse. Ma non se ne preoccupavano più di tanto, perché da quando c’era Spuk nessun corvo mangiava più il grano. Infatti erano troppo spaventati per avvicinarsi.
Spuk era davvero uno spaventapasseri speciale, e lo era perché aveva sempre creduto in sé stesso ed era diventato esattamente ciò che voleva essere.
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Scritto e illustrato in collaborazione con i bambini che frequentano i servizi della ONLUS Lenci