La prima volta
che era entrato in quel faro aveva capito che quello era il posto in cui voleva
vivere. Era stato facile prenderlo in gestione; semplicemente nessuno lo
voleva. Con il passare
del tempo si abituò ad una vita in completa solitudine e prese la consuetudine
di scendere in paese solo quando era strettamente necessario. Graemsay era una
piccola isola che faceva parte delle Orcadi. C’erano ventisei abitanti in tutto, di cui sei bambini. Sull'isola non c’erano scuole, non c’erano negozi e
l’ufficio postale apriva solo tre giorni a settimana. Lyall faceva la spesa una
volta al mese e in quell'occasione si recava con la barca a Stromness, insieme
ai sei bambini che ogni mattina si spostavano per andare a scuola. Il resto lo ordinava
telefonicamente e se lo faceva portare direttamente dal traghetto che
attraccava al porto dell’isola.
sabato 30 aprile 2016
venerdì 29 aprile 2016
Dove vanno a finire i calzini #19
DOVE VANNO A FINIRE I CALZINI #19
Pinco e Pixi sono due calzini. Trascorrono le loro giornate su uno scaffale girevole in un negozio di abbigliamento. Un giorno vengono accidentalmente divisi. Pixi viene catturata da una grande mano e portata in una casa a lei estranea. Questa è la casa di una ballerina e Pixi si ritrova indossata nel piede destro, la musica parte e la danza ha inizio. Pixi viene travolta da queste nuove sensazioni, inizia a sentirsi leggera e ad un certo punto si lascia andare, lasciandosi travolgere dal ritmo delle note. Le sue giornate trascorrono tra lavaggi, stendini e sessioni di ballo. Conosce Jack in uno di quei momenti in cui è stesa ad asciugare. Una sera vede una luce sotto l'armadio, si avvicina e sente una musica martellante. Facendosi coraggio entra. Jack la scorge e si avvicina e le da il benvenuto nel covo dei calzini scartati. I due diventano amici e ogni sera si incontrano al bancone del bar e iniziano a conoscersi, chiacchierando tutta la notte. Jack un giorno le racconta della prima volta che aveva attraversato il filtro e si era ritrovato davanti il mare.
«Il mare? Ricordo che nel negozio in cui sono nata c’era, proprio di fronte allo scaffale girevole, una grande fotografia del mare. Sembrava magnifico!»
«Lo è davvero, sai? Magnifico e terribile allo stesso tempo. Trovarti di fronte al mare ti fa sentire piccolo e indifeso. Ti trovi davanti ad una forza immensa, che non ha paragoni rispetto a nient’altro. Io quella volta rimasi lì ad osservarlo, cercando di capire quant'era grande. Solo che non c’era modo di scoprirlo, non si vedeva la fine da nessuna parte. “Non la vedrai la fine” mi disse una voce dietro di me. Mi ricordo che mi voltai di scatto e che vidi, seduto su un muretto, uno strano essere: il suo corpo era formato da tre gomitoli di diverso colore, le sue gambe penzolavano nel vuoto e il suo sguardo era rivolto all'orizzonte e brillava di una luce particolare. “Scusa non mi sono presentato: io sono Sam, il guardiano del faro.” E fu così che incontrai il mio più grande maestro.»
Jack rimase zitto per alcuni istanti e poi proseguì, volgendo il suo sguardo verso qualcosa che non era tangibile.
«Lo è davvero, sai? Magnifico e terribile allo stesso tempo. Trovarti di fronte al mare ti fa sentire piccolo e indifeso. Ti trovi davanti ad una forza immensa, che non ha paragoni rispetto a nient’altro. Io quella volta rimasi lì ad osservarlo, cercando di capire quant'era grande. Solo che non c’era modo di scoprirlo, non si vedeva la fine da nessuna parte. “Non la vedrai la fine” mi disse una voce dietro di me. Mi ricordo che mi voltai di scatto e che vidi, seduto su un muretto, uno strano essere: il suo corpo era formato da tre gomitoli di diverso colore, le sue gambe penzolavano nel vuoto e il suo sguardo era rivolto all'orizzonte e brillava di una luce particolare. “Scusa non mi sono presentato: io sono Sam, il guardiano del faro.” E fu così che incontrai il mio più grande maestro.»
Jack rimase zitto per alcuni istanti e poi proseguì, volgendo il suo sguardo verso qualcosa che non era tangibile.
mercoledì 27 aprile 2016
La casa tra le nuvole
LA CASA TRA LE NUVOLE
I LIBRI DELLA SECONDA RISTAMPA SONO ARRIVATI!
PRESTO VOLERANNO DAI VOI, MIEI CARI LETTORI!
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martedì 26 aprile 2016
Vento tra i capelli
Non si era mai fermato in un posto troppo a lungo. Semplicemente
non era una persona che restava. Quando da
piccolo gli chiedevano cosa sarebbe voluto diventare, lui scrollava il capo e
alzava le spalle come se non gli interessasse veramente dare una risposta a
quella domanda. Adesso, che era un ragazzo di venticinque anni, odiava le
categorie. Lui non era ciò che faceva, e il suo animo era continuamente alla
ricerca di qualcosa che non sapeva neanche definire. Negli ultimi cinque anni
aveva svolto tantissimi lavori, dal giardiniere al pescatore, dal muratore al manovratore
di gru. Quando il suo lavoro iniziava a definire ciò che era, semplicemente
scappava e andava alla ricerca di qualcos'altro. In questo momento della sua vita
non gli interessava il futuro e non poteva farsene un cruccio. Aveva imparato a
non ascoltare ciò che dicevano gli altri, prendendo le distanze da un mondo che
non capiva.
domenica 24 aprile 2016
Lezioni di Libertà
LEZIONI DI LIBERTÀ
Sabato pomeriggio. Io e mio figlio Simone siamo in cortile e all'improvviso si avvicina un gatto. Simone inizia a rincorrerlo e il gatto
scappa spaventato.
«Se tu vuoi avvicinarti ad un gatto» gli dico «lo devi fare
con calma, se no lo spaventi.»
Mio figlio fissa i suoi occhioni nei miei e fa un cenno di
assenso con la testa.
Il gatto passa di nuovo nel cortile e si corica vicino al
muretto. Simone si avvicina lentamente e riesce a sfiorargli il musetto con la
mano. Il gatto però si alza subito a inizia a camminare. Simone cammina dietro
di lui, con calma, evitando movimenti bruschi. Il gatto si volta, osserva il
bimbo e si lascia inseguire. Inizia una danza silenziosa e insieme i due
esplorano il cortile, imparando a rispettarsi l’un l’altro.
Io mi siedo sul muretto e mi limito ad osservarli. Ad un certo
punto il gatto si avvicina alla staccionata e cerca di attraversare dall'altra parte. Mio figlio cerca inutilmente di fermarlo.
«Il gatto è un essere libero, non puoi impedirgli di fare
ciò che vuole. Se ha voglia di tornare da te, torna da solo.»
Altro cenno d’assenso.
«Devi imparare a rispettare la libertà degli altri. Non si
può costringere nessuno ad accettare le nostre attenzioni. Anche tu non puoi
essere costretto; anche tu sei un essere libero.»
Mio figlio mi sorride e rivolge di nuovo lo sguardo oltre la
staccionata. Dopo un po’ sbuca di nuovo il gatto e si siede vicino a lui.
«Hai visto? Sei riuscito a conquistare la sua fiducia.» Mio
figlio mi sorride e inizia a giocare con le pietroline osservando, di tanto in tanto, il suo nuovo amico.
Mi allontano un po’ e li lascio soli. Il gatto continua a
leccarsi le zampe e mio figlio osserva le pietroline seduto per terra. Sono
tutti e due concentrati su un’attività diversa ma assaporano entrambi la
reciproca vicinanza.
“Lo scopo di una relazione è scoprire quale parte di voi
stessi vi piacerebbe che venisse allo scoperto, non quale parte di un altro potreste
catturare e trattenere.” Neal Donald Walsch
sabato 23 aprile 2016
Vento tra i capelli
Con un certo
margine d’anticipo, si recò all'aeroporto. Svolte le pratiche di imbarco, si
sedette di fronte ad una grande vetrata da cui si vedevano partire ed atterrare
i diversi aerei. Per la prima volta, nell'arco della giornata, si rilassò e
tirò un sospiro di sollievo. Gli aerei l’avevano sempre affascinata, da piccola
si fermava a guardarli per ore immaginando dove potessero essere diretti. Amava
quando, con la macchina, i suoi genitori passavano vicino ad un aeroporto. Spesso
passavano vicino a Caselle e lì gli aerei per atterrare attraversavano raso
terra l’autostrada. Più di una volta le successe di sentire un forte rombo
invadere il cielo proprio mentre passava vicino alla pista; rimaneva con il
naso appiccicato al finestrino e tratteneva il fiato fino a quando non lo
vedeva sbucare nel cielo. Quando l’aereo passava sopra all'autostrada sembrava un
gigante con le ali e Ilaria continuava ad osservarlo eccitata fino a quando spariva
dietro gli alberi che crescevano vicino alla pista.
venerdì 22 aprile 2016
Dove vanno a finire i calzini #18
DOVE VANNO A FINIRE I CALZINI #18
Pinco e Pixi sono due calzini. Trascorrono le loro giornate su uno scaffale girevole in un negozio di abbigliamento. Un giorno vengono accidentalmente divisi. Pixi viene catturata da una grande mano e portata in una casa a lei estranea. Questa è la casa di una ballerina e Pixi si ritrova indossata nel piede destro, la musica parte e la danza ha inizio. Pixi viene travolta da queste nuove sensazioni, inizia a sentirsi leggera e ad un certo punto si lascia andare, lasciandosi travolgere dal ritmo delle note. Le sue giornate trascorrono tra lavaggi, stendini e sessioni di ballo. Conosce Jack in uno di quei momenti in cui è stesa ad asciugare. Una sera vede una luce sotto l'armadio, si avvicina e sente una musica martellante. Facendosi coraggio entra. Jack la scorge e si avvicina e le da il benvenuto nel covo dei calzini scartati. I due diventano amici e ogni sera si incontrano al bancone del bar e iniziano a conoscersi, chiacchierando tutta la notte.
«La prima volta che attraversai il filtro lo feci per caso» mi raccontò Jack una sera «un lembo della mia stoffa era rimasto incastrato e io mi sentii trascinare verso il basso. Mi spaventai tantissimo; sembrava che le pareti della galleria mi volessero inghiottire, non riuscivo a respirare. Poi all'improvviso una corrente d’acqua mi spinse avanti e io mi ritrovai a galleggiare. Iniziai a guardarmi intorno e l’ansia dentro di me diminuì e incominciai a chiedermi dove fossi finito. Non ebbi il tempo di trovare una risposta, che la galleria terminò e io caddi nel vuoto. Mi ritrovai in una pozza d’acqua, il sole brillava alto nel cielo e io sconvolto osservai ciò che mi circondava. Intorno a me c’era una grande distesa di sabbia che si tuffava in acqua. Muri d’acqua si alzavano impetuosi per poi infrangersi sulla spiaggia, trascinando con sé tutti i sassolini che incontravano. Quella fu la prima volta in cui vidi il mare.»
«Il mare? Ricordo che nel negozio in cui sono nata c’era, proprio di fronte allo scaffale girevole, una grande fotografia del mare. Sembrava magnifico!»
«Lo è davvero, sai? Magnifico e terribile allo stesso tempo. Trovarti di fronte al mare ti fa sentire piccolo e indifeso. Ti trovi davanti ad una forza immensa, che non ha paragoni rispetto a nient’altro. Io quella volta rimasi lì ad osservarlo, cercando di capire quant'era grande. Solo che non c’era modo di scoprirlo, non si vedeva la fine da nessuna parte. “Non la vedrai la fine”mi disse una voce dietro di me. Mi ricordo che mi voltai di scatto e che vidi, seduto su un muretto, uno strano essere: il suo corpo era formato da tre gomitoli di diverso colore, le sue gambe penzolavano nel vuoto e il suo sguardo era rivolto all'orizzonte e brillava di una luce particolare. “Scusa non mi sono presentato: io sono Sam, il guardiano del faro.” E fu così che incontrai il mio più grande maestro.»
giovedì 21 aprile 2016
La casa tra le nuvole
«Penso di amarti Viola, e l’amore che mi lega a te è particolare: le
nostre anime si sono compenetrate e ciò non può passare inosservato. In questo
momento della mia vita però non riesco a stare con nessuno. Sto cercando di
trovare la mia strada e lo posso fare solo attraverso la solitudine. Se ci
mettessimo insieme ci faremmo solo del male e io non voglio farti del male.»
A queste parole seguì un silenzio carico di emozioni e io, quasi senza
accorgermene mi rifugiai tra le sue braccia, confondendomi col calore del suo
corpo.
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martedì 19 aprile 2016
Vento tra i capelli
La sua giornata
lavorativa era molto lunga. Spesso non terminava nemmeno una volta tornata a
casa. C’erano manoscritti che l’attendevano sulla sua scrivania, sul comodino e
addirittura in bagno. Non smetteva mai di lavorare e molto spesso per lei era
un bene. Tenere la mente occupata non le permetteva di pensare. Il silenzio la
spaventava e spesso lo riempiva con parole vuote lette a caso su testi anonimi.
Il lavorio della sua mente non si fermava mai e solo quando crollava esausta
sul divano riusciva a rilassarsi. Da quando Marco se n’era andato non aveva più
dormito nel letto. Il divano, nella sua precarietà, aveva accolto la sua stanchezza
nei giorni subito successivi al divorzio e, forse per abitudine, lei non l’aveva
più abbandonato. Crollava semplicemente per la stanchezza in un indeterminato
momento della notte. Si risvegliava al mattino, avvolta da una coperta di fortuna
che si era ammucchiata inevitabilmente vicino ai suoi piedi. Non appena suonava
la sveglia si alzava di scatto e la giornata ricominciava.
lunedì 18 aprile 2016
La casa tra le nuvole
"Mi ritrovai per la prima volta libera e padrona del mio tempo e iniziai a chiedermi cosa poteva rendermi felice. Divenne per me indispensabile provare a me stessa che ce la potevo fare con le mie sole forze e per molti mesi questo fu l'unico scopo della mia vita."
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venerdì 15 aprile 2016
Dove vanno a finire i calzini #17
DOVE VANNO A FINIRE I CALZINI #17
RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
Pinco e Pixi sono due calzini. Trascorrono le loro giornate su uno scaffale girevole in un negozio di abbigliamento. Un giorno vengono accidentalmente divisi. Pixi viene catturata da una grande mano e portata in una casa a lei estranea. Questa è la casa di una ballerina e Pixi si ritrova indossata nel piede destro, la musica parte e la danza ha inizio. Pixi viene travolta da queste nuove sensazioni, inizia a sentirsi leggera e ad un certo punto si lascia andare, lasciandosi travolgere dal ritmo delle note. Le sue giornate trascorrono tra lavaggi, stendini e sessioni di ballo. Conosce Jack in uno di quei momenti in cui è stesa ad asciugare. Una sera vede una luce sotto l'armadio, si avvicina e sente una musica martellante. Facendosi coraggio entra. Jack la scorge e si avvicina e le da il benvenuto nel covo dei calzini scartati.
EPISODIO #17
SENSI DI COLPA
Nei giorni a seguire andai ogni sera nel covo dei calzini scartati. Mi piaceva quel mondo fumoso, mi faceva stare bene. Mi sedevo su uno sgabello e mi lasciavo trascinare via dalla musica. Era una musica diversa da quelle che ero abituata ad ascoltare, parlava dei mondi che si trovavano al di là del filtro; mi bastava chiudere gli occhi per viaggiare sulle note delle canzoni. Jack dopo un po’ arrivava e si sedeva vicino a me; all'inizio non diceva niente, semplicemente mi sorrideva. Mi porgeva un drink alla fragola e si lasciava trascinare via dalla musica, immergendosi nei propri sogni e ricordi. C’erano sere in cui iniziavamo a parlare. Chiacchierare con Jack era semplice, non giudicava mai quello che dicevo e mi ascoltava cercando di capire il senso reale delle mie parole.
Un giorno, con semplicità, gli raccontai di Pinco e del senso di colpa che avvertivo quando pensavo a lui:
«Io e Pinco eravamo legati dal filo di plastica. Uno apparteneva all'altro. A volte mi sento in colpa se penso a lui. Dovrei essere più coraggiosa forse, dovrei andarlo a cercare. Il problema è che la vita qui mi piace e credo di non aver voglia di partire.»
giovedì 14 aprile 2016
Vento tra i capelli
"Suo padre era l’amministratore di una grande azienda di cosmetici. Viaggiava dall'Italia al Canada in continuazione e quando era a casa si chiudeva nel suo ufficio, dietro pile di documenti che si accumulavano sulla scrivania, come una fredda prigione di carta. Ilaria, quand'era piccola, entrava di soppiatto nella stanza e si nascondeva dietro le tende. Osservava suo padre lavorare e si immaginava che il papà si accorgesse di lei e che iniziasse a rincorrerla nella stanza. Non accadde mai e dopo un po’ si arrese all'evidenza che alcune cose non sarebbero mai potute succedere. Con il passare del tempo, le trasferte in Canada divennero sempre più lunghe e un giorno il padre non fece più ritorno. Ogni mese arrivavano a casa due assegni mensili, uno per lei e uno per la mamma. Rimanevano abbandonati per giorni sul tavolo del soggiorno, testimoni silenziosi di un’assenza a cui non si poteva porre rimedio."
martedì 12 aprile 2016
Vento tra i capelli
VENTO TRA I CAPELLI
-PROLOGO-
Wick, Scozia del nord.
Ailie uscì di casa con una
cassetta di legno vuota e si diresse verso la legnaia. Il suo sguardo si volse
verso l’orizzonte, oltre le colline. Il
sole era alto nel cielo e iniziava a scaldare la terra ancora bagnata dalle
piogge della settimana precedente. La primavera stava per arrivare; lo si
sentiva annusando l’aria che sapeva di fiori e lo si avvertiva sulla pelle, là
dove un dolce tepore scaldava in profondità. I primi germogli iniziavano a
spuntare timidi sui rami sferzati dal vento e i crocus si aprivano leggiadri,
mostrando i loro colori al blu profondo del cielo.
Fece un respiro profondo e
sorrise tra sé e sé, lasciandosi accarezzare dai raggi del sole. Amava i primi
giorni di primavera quando tutto iniziava a muoversi e a risvegliarsi piano
piano, amava le violette che spuntavano coraggiose tra le rocce e lo sciabordio
dell’acqua del ruscello che scorreva sempre più impetuoso grazie allo
scioglimento delle prime nevi.
In primavera anche il mare
cambiava colore e passava dal grigio triste delle tempeste al blu profondo
dell’attesa… e tutto riprendeva vita.
Riempì la cassetta con i ceppi di
legno che servivano per riattizzare la stufa e volse lo sguardo verso la casa
gialla che confinava con la sua; un’ombra attraversò il suo volto e il pensiero
si rivolse in un istante alla telefonata che avrebbe dovuto fare di lì a poco.
Una folata di vento la travolse e la fece rabbrividire; rientrò in casa in
silenzio, chiudendo la porta a quella natura sconfinata che per un attimo
l’aveva distolta da tutto il resto.
Savigliano, Italia
Ilaria salì in macchina sbattendo
la portiera dietro di sé e si rintanò all’interno dell’abitacolo, sfuggendo al
vento impetuoso che dal mattino soffiava con forza sulla città. Chiuse gli
occhi un istante e appoggiò la testa all’indietro, assaporando quell’attimo di
tranquillità; era tutto il giorno che correva da un ufficio all’altro e adesso
si sentiva davvero stanca. Con due dita si massaggiò le tempie sperando di far
diminuire il mal di testa che la tormentava. Dopo essersi strofinata gli occhi
si guardò intorno: la piazza era quasi deserta e mulinelli di sabbia si
rincorrevano sotto le panchine con movimenti caotici ed irregolari. Il cielo
era limpido e un timido sole spuntava da dietro le montagne, rendendo lucide le
foglie degli alberi.
Una malinconia lontana la colse
ma il suo cuore fu rapido nel mandarla via. Ormai riconosceva quella sensazione
e sapeva che per sfuggirle non doveva far altro che ripartire come se niente fosse.
Mise in moto la macchina e con un
rumore sordo attraversò la piazza ed imboccò la strada principale. Il vento
continuava a soffiare impetuoso tra i rami degli alberi alzando polvere e
foglie secche che sbattevano contro il vetro della macchina e quasi le venivano
addosso, come a volerla cogliere impreparata. Lei continuava a fissarle come se
volessero dirle qualcosa. La sua mente volava lontana tra il tumulto degli
elementi.
Stava tornando a casa e poteva
smettere di fingere, non era più obbligata a sorridere.
domenica 10 aprile 2016
Antidoto contro lo stress
ANTIDOTO CONTRO LO STRESS
Vi è mai capitato di svolgere tante attività contemporaneamente? Cosa provate in quei momenti? Io, in queste occasioni, ho la sensazione “di annaspare in un metro quadrato di acqua senza mai riuscire a raggiungere una boa di salvataggio.”
(Cit. Efficacemente.it)
Siamo immersi in un mondo veloce, corriamo tutto il giorno per tenere il passo con la nostra vita e a volte abbiamo l’illusione di poter svolgere più attività contemporaneamente: parliamo con chi ci sta intorno, teniamo sotto controllo il cellulare e nello stesso tempo ci proiettiamo nella mente l’immagine di ciò che dovremmo fare subito dopo o immaginiamo la situazione in cui vorremmo essere. Sogniamo di essere un giocoliere esperto che riesce a tenere sulla sua testa tantissime palline colorate e di farle volare in cielo con maestria e destrezza e in realtà assomigliamo a un poveretto che corre da una parte all'altra senza trovare pace con se stesso. Credo che non ci sia niente di più logorante di questa abitudine.
venerdì 8 aprile 2016
Dove vanno a finire i calzini #16
DOVE VANNO A FINIRE I CALZINI #16
RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI
Pinco e Pixi sono due calzini. Trascorrono le loro giornate su uno scaffale girevole in un negozio di abbigliamento. Un giorno vengono accidentalmente divisi. Pinco, con l'aiuto di Drillo, un coccodrillo calzino incontrato nel negozio, si rivolge al saggio Maglius che vive sulla collina degli scaffali. Il saggio gli fa visualizzare il percorso che lo separa da Pixi e i due decidono di seguire il sentiero indicato dal saggio. Devono raggiungere il retrobottega e passare sotto al letto. Drillo, titubante, decide di seguirlo, sperando in cuor suo di poter ritrovare Tigre, la sua compagna di vita. Il mondo sotto al letto è oscuro e terrificante, nido dei terribili Acarix, i mostri della polvere. Ad un certo punto Pinco vede una porticina e spiega a Drillo verso quale direzione devono andare. Attraversano la porticina ma un batuffolo di polvere rimane impigliato nella coda di Drillo. Tra gli strepiti generali del coccodrillo, Pinco si rende conto che è solo un cucciolo e che è innocuo. Avvicinandosi con calma, riesce a conquistare la sua fiducia. Il piccolo dice di chiamarsi Baffy e rivela di essersi perso. Pinco lo prende in braccio e lui si addormenta, sentendosi al sicuro. I tre iniziano ad inoltrarsi nella foresta dei vestiti.
EPISODIO 16- DHARA-
Pinco e Pixi sono due calzini. Trascorrono le loro giornate su uno scaffale girevole in un negozio di abbigliamento. Un giorno vengono accidentalmente divisi. Pinco, con l'aiuto di Drillo, un coccodrillo calzino incontrato nel negozio, si rivolge al saggio Maglius che vive sulla collina degli scaffali. Il saggio gli fa visualizzare il percorso che lo separa da Pixi e i due decidono di seguire il sentiero indicato dal saggio. Devono raggiungere il retrobottega e passare sotto al letto. Drillo, titubante, decide di seguirlo, sperando in cuor suo di poter ritrovare Tigre, la sua compagna di vita. Il mondo sotto al letto è oscuro e terrificante, nido dei terribili Acarix, i mostri della polvere. Ad un certo punto Pinco vede una porticina e spiega a Drillo verso quale direzione devono andare. Attraversano la porticina ma un batuffolo di polvere rimane impigliato nella coda di Drillo. Tra gli strepiti generali del coccodrillo, Pinco si rende conto che è solo un cucciolo e che è innocuo. Avvicinandosi con calma, riesce a conquistare la sua fiducia. Il piccolo dice di chiamarsi Baffy e rivela di essersi perso. Pinco lo prende in braccio e lui si addormenta, sentendosi al sicuro. I tre iniziano ad inoltrarsi nella foresta dei vestiti.
EPISODIO 16- DHARA-
Mi inoltrai nella foresta di vestiti con Baffy addormentato in braccio. Drillo mi seguì in silenzio. Gli alberi di guanti erano avvinghiati l’uno all’altro e per procedere bisognava aprirsi un varco tra un ramo e un altro. Sciarpe rampicanti si attorcigliavano ai tronchi degli alberi e ai rami, creando un paesaggio surreale. Berretti cespugliosi pieni di spine crescevano sul sentiero o obbligavano i due calzini a lunghe deviazioni.
Dopo due ore arrivammo in una radura e ci accampammo per la notte. Baffy aprì gli occhi non appena cercai di metterlo a terra. All’istante iniziò a piangere:
«Avrà fame» disse Drillo.
«Sì, probabile. Ma cosa mangia un Acarix?»
«Non ne ho la più pallida idea.»
Io e Drillo ci guardammo preoccupati senza sapere cosa fare. Il pianto divenne ancora più assordante e io iniziai a preoccuparmi seriamente. All’improvviso, con la coda dell’occhio, scorsi un movimento in un cespuglio vicino. Il mio cuore mi balzò in gola e i miei occhi si dilatarono per la paura: non eravamo soli in quella foresta.
Mi bloccai all’istante, sbarrai gli occhi e cercai di prestare attenzione ad ogni fruscio che sentivo tra la vegetazione. Pregai dentro di me che il pianto del piccolo smettesse all’istante, ma continuava ad essere assordante. Misi a terra Baffy, cencando di concentrarmi sugli altri rumori. Baffy iniziò a rotolare e smise immediatamente di piangere. Il silenzio mi avvolse come un velo di spessa stoffa nera. Il mio cuore iniziò piano piano a rallentare. Forse mi ero immaginato tutto, forse era stato solo un colpo di vento. Iniziai a rilassarmi e a respirare normalmente. Chiusi gli occhi e mi asciugai con una mano il sudore della fronte. Fu a quel punto che un urlo spaccò il silenzio e io terrorizzato mi paralizzai. Iniziai a scorgere un puntino nero che si avvicinava sempre di più. Qualcosa si era aggrappato ad una cravatta aggrovigliata e, come se fosse su una liana, avanzava verso di noi, urlando a pieni polmoni il suo urlo pungente. Ad un certo punto quest’essere liberò le mani dalla liana e fece un triplo salto mortale e atterrò in piedi proprio di fronte a me. Era una scimmia, ma non una scimmia qualsiasi, era un calzino a forma di scimmia. Portava un cappello da esploratore e i suoi occhi erano cupi e chiusi come piccole fessure nere. Mi chiesi chi fosse e, come se mi avesse letto nel pensiero, i suoi occhi si appiccarono ai miei e, lasciandomi tramortito, iniziò a parlare:
«Cosa ci fate nella mia foresta? E perché state facendo tutto questo chiasso?» mi disse con una voce ferma e sottile.
«Siamo solo di passaggio» dissi tra un brivido e un altro «siamo diretti alle cascate di schiuma. Non sapevamo che questa foresta fosse di qualcuno. Scusa.»
«Io sono Dhana. La protettrice della foresta.»
«Una guardia forestale, insomma» disse Drillo con un tono semplicistico.
Io mi voltai verso di lui e gli intimai di tacere. Mi girai di nuovo per guardare Dhara, aprii la bocca per rispondere, ma Drillo mi precedette di nuovo:
«Non mi sono mai piaciute le guardie forestali sai? Troppe regole. Non si può andare in bicicletta, non si possono accendere fuochi nel bosco, non si può fare niente insomma!» disse Drillo alzando il tono di voce fino ad ottenere una voce stridula e pretenziosa.
Io gli tirai un calcio da dietro, intimandogli di smetterla.
«Buongiorno Dhara, io sono Pinco. Scusi il mio amico a volte parla senza pensare.» dissi tirando un altro calcio a Drillo non appena aprì di nuovo la bocca. «Siamo solo di passaggio e non volevamo arrecare nessun danno alla foresta. È solo che Baffy ha fame e noi stavamo cercando di capire cosa dargli da mangiare.»
«Chi è Baffy?» mi chiese con tono scontroso la scimmia-calzino.
«Baffy è…» abbassai lo sguardo a terra per cercare il cucciolo di Acarix ma non vidi nessuno. «Drillo dov’è andato Baffy? L’ho messo giù ma adesso non c’è più.» Mi guardai spaventato intorno cercando il cucciolo in ogni direzione. Sentii canticchiare dietro ad un cespuglio di lana verde. Andai a vedere speranzoso e per fortuna mi resi conto che era Baffy che stava canticchiando. Tirai un sospiro di sollievo e inizia ad osservarlo. Continuava a rotolare in tondo nella terra. Ad uno sguardo più attento però mi resi conto che c’era qualcosa che non andava: non era più un cucciolo. Si era raddoppiato.
mercoledì 6 aprile 2016
Intervista Le Cioche
I BUONI LIBRI SONO UNA FINESTRA SUL MONDO
Intervista alla scrittrice poirinese Laura Moscato
Laura Moscato, 33 anni, sposata e con un figlio di 3 anni, vive a Poirino in frazione Marocchi. Laureata, lavora come educatrice all'interno della Onlus Lenci, cercando di perseguire gli obiettivi di prevenzione sociale che l'associazione si prefigge. Ama leggere, viaggiare, guardare film e soprattutto giocare e trastullarsi col suo bambino. Ma anche scrivere, sulla sua pagina Facebook e sul suo blog personale (http://lauramoscato.blogspot.it/). E nei giorni scorsi è uscito il suo primo libro "La casa tra le nuvole".
La incontriamo nei locali della Lenci per una intervista informale che ci faccia conoscere meglio la persona e le sue idee.
Perché ha deciso di scrivere e quando è nata l'idea di questa storia?
"È sempre stato il mio sogno e la mia aspirazione fin da ragazza. Per me scrivere rappresenta una forma di consapevolezza, di sicurezza in me stessa, una vera passione istintiva. Scrivere è lasciarsi sorprendere dalla vita, è intingere la punta della penna nell'universo e lasciarsi travolgere dalla sua infinta magia".
Quanto ha influito la sua esperienza personale nella stesura di questo libro?
"La mia esperienza, quella lavorativa in particolare, mi stimola soprattutto nella scrittura di racconti per ragazzi o di storie fantasiose per bambini. Il libro che ho scritto, invece, nasce da tutta un'altra ispirazione".
Qual è il titolo del libro e di cosa parla?
"Il libro si intitola La Casa tra le nuvole ed è sostanzialmente un romanzo d'amore. La storia di una donna, Viola, sposata ma che non accetta l'ipocrisia ed i compromessi, soprattutto con la persona che le sta più a cuore. Vive un momento di dubbio nella sua vita matrimoniale e decide di iniziare un nuovo percorso di consapevolezza. Una persona deve cercare di costruirsi la propria felicità, senza fuggire dalle proprie ombre e far luce nella propria vita ".
A che pubblico è rivolto?
"Ad una platea eterogenea, a lettori comuni ma soprattutto alle donne, che molto spesso hanno il coraggio di mettere da parte dubbi ed incertezze e di inseguire la propria felicità. I vari personaggi vengono colorati con persone che nella vita mi hanno sfiorato o colpito. Arriva un momento nella vita in cui non rimane altro da fare che percorrere la propria strada fino in fondo. Quello è il momento d'inseguire i propri sogni, di prendere il largo, forti delle proprie convinzioni".
Il libro, quindi, può essere l'occasione giusta per una donna, per capire meglio ciò di cui ha bisogno?
"Anche i libri, i buoni libri, sono una finestra sul mondo, un'occasione. Fanno vedere altre possibili vite, altre possibili risposte ai problemi, altre vie di fuga".
Pino Gallina
martedì 5 aprile 2016
Sono arrivati!
LA CASA TRA LE NUVOLE
A volte i sogni fanno un giro immenso e poi si avverano!
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lunedì 4 aprile 2016
La casa tra le nuvole
LA CASA TRA LE NUVOLE
“Aprii la porta del box molto
lentamente spiegando ad Aria che non doveva avere paura e che avrei
solo cercato di accarezzarla. Feci un passo verso di lei: i suoi
occhi s'incollarono ai miei: avvertii un collegamento invisibile che
mi fece subito sentire in pace.”
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domenica 3 aprile 2016
Alla ricerca di un senso
ALLA RICERCA DI UN SENSO
In questi giorni è partita la prevendita del mio libro. Per
mesi mi sono “affannata” nel trovare un modo per far conoscere al mondo il mio
romanzo, sperando che qualcuno si lasciasse travolgere da quelle pagine,
innamorandosene come era capitato a me. La strada dell’auto-pubblicazione è
complicata, ma sono convinta che l’autore sia la persona più indicata per
promuovere il proprio libro, nessun altro lo potrebbe fare meglio.
Bisognerebbe però avere uno spirito commerciale, cosa che io
non ho. Mi è difficile anche solo pensare al mio romanzo come a un prodotto e
penso che definirlo così sia estremamente riduttivo. Lì dentro, appiccicata tra
una parola e l’altra, c’è la mia anima, la mia essenza più pura. Che cos'è un
libro allora? Mi piace pensare che un libro sia una finestra su un mondo
parallelo, un’entità soave che prende vita nel momento stesso in cui lo si pubblica, rendendolo immodificabile nella forma.
venerdì 1 aprile 2016
Ciao a tutti!
CIAO A TUTTI!
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