PIUMINO , L’UCCELLINO CHE VOLEVA ESSERE LIBERO
Un giorno mamma picchio stava
zampettando vicino ad un arbusto di more. Non molto lontano c’era il suo nido
con cinque uova dentro, riparate dal vento e dai predatori. Aveva scelto
l’albero migliore del bosco, il più alto e il più frondoso. Si sentiva sicura e
fiduciosa: non sarebbe successo niente di male ai suoi piccoli.
All’improvviso però i suoi
occhi vennero attratti da qualcosa che brillava: c’era un piccolo uovo nel
fogliame e lei si fermò ad osservarlo da vicino. Era un po’ più grande delle
sue uova e tutto bianco. Preoccupata mamma picchio cercò di individuare il nido
da cui era rotolato via, ma non riuscì a trovarlo. Non poteva lasciarlo lì
tutto solo, si disse. Con delicatezza lo fece rotolare fino ai piedi del suo
grande albero e poi iniziò a pensare ad un modo per portarlo nel suo nido.
Rosso il pettirosso sentì un
po’ di trambusto e iniziò ad osservare la scena dall’alto. Incuriosito si
avvicinò.
«Ciao! Che succede?» disse.
«Ho trovato questo uovo. Era
stato abbandonato. Non potevo lasciarlo lì. La volpe l’avrebbe di sicuro
trovato e mangiato. Solo che vorrei portarlo nel mio nido al sicuro, ma non so
come fare.»
Rosso valutò la situazione e
il suo cervellino iniziò a frullare alla ricerca di una soluzione.
«Ti costruirò una scala»
disse e si mise subito al lavoro.
Rosso, il pettirosso era infatti il falegname del bosco e non usciva mai dal suo rifugio tra
le foglie senza i suoi attrezzi del mestiere.
«Non si sa mai» diceva sempre
a chi gli chiedeva spiegazioni rispetto a questo fatto.
Rosso cercò nel bosco dei
rami flessibili e con essi costruì una piccola scaletta che dal nido scendeva
fino a terra.
«Adesso basterà far rotolare
l’uovo da un gradino all’altro e lo potrai portare nel tuo nido. Se lo facciamo
insieme sarà più facile. Forza, vieni!»
Rosso e mamma picchio fecero
rotolare l’uovo sui pioli della scaletta, fino a quando non riuscirono a farlo
entrare nel nido.
«Grazie! Grazie mille! Sei
stato fantastico» disse mamma picchio al suo aiutante.
Rosso fece un piccolo inchino
con la testa e volò via, alla ricerca di nuovi lavoretti da fare.
Mamma picchiò sistemò l’uovo
in mezzo agli altri, e lo accarezzò dolcemente con le piume. Aveva un nuovo
cucciolo di cui prendersi cura ed era molto felice di averlo trovato e di
essere riuscita a salvarlo.
Dopo due giorni le prime due
uova iniziarono a schiudersi e poi a seguire anche tutte le altre iniziarono a
spezzarsi. Tutti i piccoli erano pelati e con gli occhi chiusi, spaventati e desiderosi
di attenzioni. Tutti, tranne il piccolo
che era stato trovato a terra. Sembrava già subito più grande degli
altri, aveva le piume e non appena le sue zampine varcarono il guscio dell’uovo
iniziarono a zampettare, felici di potersi muovere liberamente. Mamma picchio
lo osservò e con orgoglio disse:
«Ti chiamerò Piumino.»
Mamma picchio fermò Piumino
con il becco e lo fece sedere vicino agli altri e con un ala coprì tutti i suoi
piccolini cercando di farli addormentare. Solo quando sembrarono tutti tranquilli, andò alla ricerca del cibo.
Planò nel bosco e torno poco
dopo con un vermetto in bocca. Non appena si avvicinò all'albero capì che c’era
qualcosa che non andava. Piumino stava stampettando sul ramo, fuori dal nido.
Preoccupata lo spinse con il becco di nuovo dentro al nido, ma non appena lei
si voltò il piccolo uscì di nuovo, inciampò in una foglia e cadde dall’albero.
Mamma picchio lanciò un urlo
e volò vicino a Piumino con il cuore in gola. Vide che il piccolo era caduto su
un mucchio di foglie secche e che per fortuna non si era fatto niente.
Zampettava felice alla ricerca del cibo. Mamma picchio lo fece risalire sulla
scaletta e lo riportò nel nido.
Gli altri suoi piccoli si
svegliarono sentendo un po’ di trambusto e iniziarono a pigolare. Mamma picchio
osservò Piumino negli occhi e gli disse di non muoversi dal nido:
«Non è sicuro. Devi rimanere
qui. Capito?»
Piumino fece un cenno di
assenso con la testolina e mamma picchio volò nel cielo alla ricerca di altro
cibo.
Piumino si guardò intorno e dopo
pochi minuti iniziò a stufarsi. Avrebbe esplorato solo un po’ i dintorni, si
disse e così fece. Mamma picchio ritornò ed esasperata lo ritrovò di nuovo a
terra.
«È pericoloso. Non devi
uscire dal nido.» gli disse.
Preoccupata e non sapendo
come fare per trattenere piumino nel nido, andò alla ricerca di Gina, la gazza
dottore. La trovò appollaiata su un ramo e le spiegò la situazione. Gina la
ascoltò in silenzio e poi le disse:
«Mia cara, tu lo sai che
esistono degli uccelli che appena nati possono lasciare subito il nido, sono in
grado di camminare e di apprendere dai genitori cosa mangiare? Piumino sarà uno
di loro. Non credo che tu lo possa trattenere.»
«Si ma la fuori è pericoloso.
I predatori lo mangeranno!»
«Tu potrai proteggerlo da
lontano e io ti posso aiutare se vuoi.»
E fu così che mamma picchio
capì che doveva lasciare libero Piumino.
Lo aiutò a scendere dal nido
e gli diede con il becco un buffetto sulla testolina.
«Fai attenzione e non
allontanarti troppo.»
«Si mamma» disse l’uccellino
annusando l’aria frizzante del bosco.
Il piccolo iniziò a
zampettare e passo dopo passo si inoltrò nel sottobosco.
Mamma picchiò sentì il suo
cuore sobbalzare quando non lo vide più e un fremito la percorse in tutto il
corpo. Spiccò il volo preoccupata alla ricerca del suo cucciolo e, solo quando
lo vide vicino alla radice della quercia, tirò un sospiro di sollievo.
Vicino a lei atterrò la gazza
e la guardò con dolcezza:
«Tutto il bosco vigilerà su
di lui. Fidati, non gli succederà niente di male.»
Mamma picchio sospirò e
dentro di sé capì che gazza aveva ragione.
«Solo che quando si ama
davvero qualcuno si fa fatica a lasciarlo andare.»
«Lo so, ma l’amore non può
ostacolare la libertà» le disse gazza abbracciandola con la sua ala destra.
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