ALY E IL GENIO
-Viaggio in Africa-
Alice e il genio atterrarono su una piroga e iniziarono ad inoltrarsi nel
corso del fiume.
«Dove ci troviamo?»
«Siamo sul fiume Congo. È quasi l’alba»
Alice si guardò intorno e quello che la sconvolse fu il
silenzio: talmente
profondo da essere assordante. Poi all’improvviso la sfera infuocata del sole fece
capolino all’orizzonte e iniziò a colorare la terra di una luce soffusa e ritornarono
tutti i colori: i verdi intensi delle chiome degli alberi, il marrone dei
tronchi, il tenue tono pastello dei papiri che, man mano che il sole si alzava
sull’orizzonte, sfumava nell’ocra e nell’oro. E poi ancora il bianco ed il rosa
carico dei fiori delle ninfee palustri, il rosso rubino delle bacche del pepe,
tutta la gamma dei grigi argentei dei baobab. E nel bel mezzo di questa tavolozza
come d’incanto si accese la musica, il respiro profondo dell’Africa spazzò via
in un attimo il silenzio ovattato e l’immobile notte scomparve nel risveglio
della vita: il cielo si riempì di ali e di stridii, con milioni di aironi,
gruccioni, cicogne, cormorani, anatre, tutti insieme a salutare il nuovo
giorno. Lontano, nella bruma del mattino, il richiamo ovattato del Bubu, il
gufo africano, fece vibrare l’anima di sussulti primordiali, mentre i Martin pescatori
si gettarono nelle acque a caccia di cibo. Una coppia di aquile pescatrici diede
il buon giorno dalla cima di un teak e mentre la prua della piroga si tuffò in
un canale nascosto, lo sbuffo profondo ed inquietante degli ippopotami raggelò
la schiena e bloccò il respiro.[1]