Quando inizio a scrivere una nuova storia mi siedo davanti
al computer, osservo lo schermo e timidamente mi abbandono al mio viaggio
interiore. La storia non nasce però in quell’istante ma si impone tra le trame
dei miei pensieri nei giorni precedenti e non lascia l’assedio fino a quando io
non decida di raccontarla.
Scrivere diventa per me un atto di resa che risponde
all’esigenza irrefrenabile di
comunicare, insita in ogni essere umano. A volte ho la sensazione che questi
racconti esistano già all’infuori di me e che io debba solo riprendere il filo
per narrarli. È come se, nelle profondità del mondo, ci fosse un grande calderone in cui ribollono
tutte le storie. Lo scrittore richiama con la sua mente un piccolo
particolare e questo inizia ad attorcigliarsi e diventa un filo sottilissimo; a
quel punto si deve solo tirare delicatamente e la storia si mette a posto da
sé.
…Forse scriviamo per mettere ordine in questo calderone e
per ritrovare un filo che ci connetta a tutti gli altri.