martedì 19 aprile 2016

Vento tra i capelli





La sua giornata lavorativa era molto lunga. Spesso non terminava nemmeno una volta tornata a casa. C’erano manoscritti che l’attendevano sulla sua scrivania, sul comodino e addirittura in bagno. Non smetteva mai di lavorare e molto spesso per lei era un bene. Tenere la mente occupata non le permetteva di pensare. Il silenzio la spaventava e spesso lo riempiva con parole vuote lette a caso su testi anonimi. Il lavorio della sua mente non si fermava mai e solo quando crollava esausta sul divano riusciva a rilassarsi. Da quando Marco se n’era andato non aveva più dormito nel letto. Il divano, nella sua precarietà, aveva accolto la sua stanchezza nei giorni subito successivi al divorzio e, forse per abitudine, lei non l’aveva più abbandonato. Crollava semplicemente per la stanchezza in un indeterminato momento della notte. Si risvegliava al mattino, avvolta da una coperta di fortuna che si era ammucchiata inevitabilmente vicino ai suoi piedi. Non appena suonava la sveglia si alzava di scatto e la giornata ricominciava. 

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