martedì 28 giugno 2016

Il mio primo giorno al castello

IL MIO PRIMO GIORNO AL CASTELLO



La prima volta che entrai in un castello vero avevo quattro anni. Mi ricordo che quando scesi dalla macchina ero emozionato e mi guardavo intorno con curiosità.
«Mamma, ma ci sarà il ponte levatoio?»
«Penso di sì» mi disse lei.

A passi rapidi ci avvicinammo al castello e io vidi spuntare tra gli alberi una grande torre squadrata che mi sembrava forte ed inespugnabile. La strada era in salita e c’erano degli alti scalini in pietra da superare. Io cercai di non prestare troppa attenzione alla stanchezza e proseguii oltre, riempiendomi gli occhi di tutta quella meraviglia.

Arrivammo su un camminamento che circondava le mura del castello. Il sentiero si affacciava su un burrone e grosse rocce in pietra si intravedevano tra il fogliame. Un brivido mi percorse la schiena e fu in quell'istante che mi accorsi che stavo vivendo una vera e propria avventura. In mezzo allo strapiombo, scorreva un piccolo fiumiciattolo che si intrufolava nella gola come un serpente sinuoso.


Dopo dieci minuti arrivammo sul ponte levatoio. Io mi fermai un istante e ammirai le grosse catene dell’ingranaggio e le travi in legno che erano maestose e possenti. 
Varcai l’ingresso quasi trattenendo il fiato, immaginando di essere un cavaliere che ritornava a casa dopo molti anni trascorsi in battaglia. Ovunque girassi gli occhi respiravo maestosità ed fastosità. Papà mi indicò le feritoie e mi disse che da lì gli arcieri sparavano le frecce per difendere il castello da attacchi nemici. Mi immaginai soldati in assalto con le armi in pugno, pronti a combattere e mi sembrò di sentire il rumore delle spade che sbattevano l’una contro l’altra e il suono sordo degli zoccoli che attraversavano il selciato.

venerdì 24 giugno 2016

Dove vanno a finire i calzini #24


DOVE VANNO A FINIRE I CALZINI #24


RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI

Pinco e Pixi sono due calzini. Trascorrono le loro giornate su uno scaffale girevole in un negozio di abbigliamento. Un giorno vengono accidentalmente divisi. Pinco, con l'aiuto di Drillo, un coccodrillo calzino incontrato nel negozio, si rivolge al saggio Maglius che vive sulla collina degli scaffali. Il saggio gli fa visualizzare il percorso che lo separa da Pixi e i due decidono di seguire il sentiero indicato dal saggio. Devono raggiungere il retrobottega e passare sotto al letto. Drillo, titubante, decide di seguirlo, sperando in cuor suo di poter ritrovare Tigre, la sua compagna di vita. Il mondo sotto al letto è oscuro e terrificante, nido dei terribili Acarix, i mostri della polvere. Ad un certo punto Pinco vede una porticina e spiega a Drillo verso quale direzione devono andare. Attraversano la porticina ma un batuffolo di polvere rimane impigliato nella coda di Drillo. Tra gli strepiti generali del coccodrillo, Pinco si rende conto che è solo un cucciolo e che è innocuo. Avvicinandosi con calma, riesce a conquistare la sua fiducia. Il piccolo dice di chiamarsi Baffy e rivela di essersi perso. Pinco lo prende in braccio e lui si addormenta, sentendosi al sicuro. I tre iniziano ad inoltrarsi nella foresta dei vestiti. Incontrano Dhara, una scimmia, guardia forestale che decide di accompagnarli fino alle cascate di schiuma.


EPISODIO 24 -IL GIGANTE INVISIBILE-

Arrivammo in prato di fiori bianchi e rosa e la bellezza di quel posto ci travolse. Dhara però si frappose tra noi e il prato impedendoci di entrare.
«Dovremo fare il giro largo. Non si può passare da qui.»
«Guarda che faccio attenzione, non pesto i fiori» disse Drillo con un tono di voce saccente.
Fu in quel momento però che scorgemmo in mezzo al campo un enorme, gigantesco paio di occhiali neri.
«Cosa sono?» chiesi.
«Su questo versante vive il gigante invisibile. È addormentato e io... eviterei di svegliarlo» rispose Dhara.
«Ma si vedono solo…»
«Gli occhiali, sì. Il corpo è invisibile ma da sveglio non è innocuo, ve lo assicuro.»
Attraversammo il campo passando ai confini del bosco e quasi trattenemmo il fiato per non fare rumore.
«Ma siamo sicuri che questo non sia un trucco per non far calpestare i fiori?» chiese Drillo sottovoce.
«Drillo se vuoi verificarlo dimmelo, così mi allontano» disse Dhara sorridendo.
Io mi soffermai ad osservare quel sorriso e mi resi conto che Dhara, quando era rilassata, era davvero molto carina. Anche Drillo, quando non stressava, non era così male, in fondo. Ero felice di avere l’opportunità di condividere questo viaggio con loro. Questi pensieri mi attraversarono fulminei la mente e io rimasi li, fermo in mezzo al sentiero, a respirare quell’istante di felicità.

giovedì 23 giugno 2016

Piumino, l'uccellino che voleva essere libero

PIUMINO , L’UCCELLINO CHE VOLEVA ESSERE LIBERO



Un giorno mamma picchio stava zampettando vicino ad un arbusto di more. Non molto lontano c’era il suo nido con cinque uova dentro, riparate dal vento e dai predatori. Aveva scelto l’albero migliore del bosco, il più alto e il più frondoso. Si sentiva sicura e fiduciosa: non sarebbe successo niente di male ai suoi piccoli.
All’improvviso però i suoi occhi vennero attratti da qualcosa che brillava: c’era un piccolo uovo nel fogliame e lei si fermò ad osservarlo da vicino. Era un po’ più grande delle sue uova e tutto bianco. Preoccupata mamma picchio cercò di individuare il nido da cui era rotolato via, ma non riuscì a trovarlo. Non poteva lasciarlo lì tutto solo, si disse. Con delicatezza lo fece rotolare fino ai piedi del suo grande albero e poi iniziò a pensare ad un modo per portarlo nel suo nido.

martedì 21 giugno 2016

Ali per volare




Ci sono momenti nella vita dello scrittore che rimangono impressi nella pelle e da lì non se ne vanno più. Lavori su un testo per giorni, per settimane, per mesi e poi arriva il momento in cui ti rendi conto che non devi più modificare niente e che il libro è già davanti a te, esiste già, anche se non lo puoi ancora accarezzare.
Versione definitiva pronta per la stampa.
Ti limiti a scrivere questo sul file e aspetti che gli eventi facciano il loro corso.
Per adesso il tuo lavoro di scrittore è terminato ma sai che è nato qualcosa di cui ti prenderai sempre cura e che farà sempre parte di te.
Il mio secondo libro è pronto per la stampa ed è ancora più bello sapere di non esserci arrivata da sola. Le frasi di questo nuovo libro nascondono in sé  i sorrisi dei bambini che mi hanno aiutato a crearle e i sogni dei miei colleghi che hanno deciso di credere con me in questo progetto.
Insieme abbiamo trovato ali per volare.

#lencieditore

martedì 14 giugno 2016

Vento tra i capelli



Ilaria fece scivolare da sé i brutti pensieri. Si sentì stranamente bene. Ebbe la sensazione improvvisa di essere nel posto giusto al momento giusto e ciò un po’ la stranì. Questa notte poteva riposare. Ci sarebbe stato tempo e modo per prendere in mano i suoi fantasmi, ma non era questo il tempo. 

giovedì 9 giugno 2016

Vento tra i capelli





«Venite, mettiamoci in cucina. La volete una tisana? Dopo un lungo viaggio bere qualcosa di caldo è il modo migliore per rigenerarsi.»
Ailie si mosse in cucina con gesti precisi e sicuri. Per un po’ di minuti non parlò e si concentrò totalmente su quello che stava facendo. Portò l’acqua ad ebollizione, aggiunse tre cucchiaini di tisana allo zenzero nell’acqua calda, coprì il tutto, lasciandolo in infusione. Si sedette vicino ai due ragazzi e iniziò ad aspettare con loro. Alan osservò con gioia che in quella casa nulla era cambiato; era felice di essere tornato, cercò con lo sguardo gli occhi della nonna e le sorrise. Il momento della tisana era sempre stato per lei un vero e proprio rito. La sua dispensa era sempre ben fornita di ogni tipo di infusi: rilassanti, depurativi, al tiglio, alla malva e immancabilmente la classica camomilla. Non andava mai a dormire senza e, anche il semplice gesto di prepararlo, era occasione di rilassamento e di ricerca. Tante volte si erano seduti uno di fronte all’altro con una tazza calda in mano. Quello era il momento del confronto e della condivisione, che avveniva in modo naturale, oppure era il momento del silenzio, delle parole non dette che venivano comprese lo stesso, senza bisogno di spiegazioni. Da piccolo spesso si era chiesto se sua nonna avesse dei poteri magici e crescendo si era convinto che li possedesse davvero.

martedì 7 giugno 2016

La casa tra le nuvole






Luca si voltò ancora una volta.
«Non voglio incasinarti la vita. Questi due giorni sono stati caratterizzati da forti emozioni, ma come l’acqua del fiume torna limpida quando sedimenta la sabbia smossa dai piedi, sedimenteranno anche le nostre emozioni e la strada si farà più sicura.»
Sorrisi e lo salutai con la mano. Sperai davvero che il tempo potesse aiutarmi a fare chiarezza.


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lunedì 6 giugno 2016

La magia del mare


 LA MAGIA DEL MARE



In questi giorni mi sedetti sulla riva del mare e non feci altro che aspettarmi.

Prima di tutto si accomodò vicino a me l’ansia di non riuscire a far tutto; poi arrivò il senso di colpa per essere lì seduta a far niente; quasi contemporaneamente arrivarono l’insicurezza e la paura di non farcela. Le feci sedere vicino a me e insieme ci lasciammo ipnotizzare dal mare. Il lento sciabordio dell’acqua riuscì a calmare tutti gli animi. Io chiusi gli occhi e continuai ad aspettare che arrivassero le parti di me che amavo di più. Con timidezza iniziò ad avvicinarsi la mia parte sognante e si sedette a riva cercando di occupare il minor spazio possibile; la mia fantasia e il mio sorriso arrivarono correndo e tra schizzi e strepiti si tuffarono vicino a me, facendo per un attimo traballare il mio mondo.
Svuotai la mia mente e mi concentrai sul mare. L’unico rumore che sentivo era quello delle onde. Quasi senza accorgermene, iniziai a sentirmi meglio.

“Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e lui li annega e li manda via con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso.” (Rainer Maria Rilke)

All’improvviso arrivò mio figlio:
«Mamma, mamma, mamma mi aiuti a fare un castello di sabbia?» mi chiese. 
«Certo, tesoro! Oggi costruiremo il castello di sabbia più bello del mondo» gli risposi.
Fu in quell’istante che mi riscoprii intera, felice di essermi finalmente ritrovata.

“Per questo amo il suono delle onde. Loro sanno sempre dove sei.” (Fabrizio Caramagna)